La guerra dei mondi di Spielberg: vent’anni di paura e responsabilità dopo l’11 settembre

Il film del 2005 de La guerra dei mondi, diretto da Steven Spielberg e interpretato da Tom Cruise e Dakota Fanning, rivisita il famoso romanzo di H. G. Wells, presentando una crisi globale che riflette le ansie emerse dopo l’11 settembre. Questa pellicola si concentra su una famiglia in difficoltà, catapultata in un’invasione aliena che sconvolge tutte le loro certezze, dando vita a una lotta per la sopravvivenza priva di eroi convenzionali.

Un Padre Imperfetto nella Tempesta

Il protagonista, Ray Ferrier, è un uomo comune, un operaio che naviga tra le sfide della genitorialità trascurata. Nel weekend che sta per trascorrere, si trova a dover accogliere i figli della sua ex moglie: Rachel, una bambina fragile e impaurita, e Robbie. La coabitazione forzata tra loro diventa il palcoscenico sul quale si scatena l’attacco degli alieni, con robot meccanici che, risvegliati dopo millenni sotto la terra, iniziano a distruggere tutto ciò che incontrano.

La Lotta per la Sopravvivenza

Ray non incarna l’eroe tradizionale; non agisce per gloria o giustizia, ma soltanto per salvaguardare i suoi figli. La sua figura emerge come simbolo della responsabilità individuale di fronte al caos che avvolge la civiltà umana, ridotta a un cumulo di macerie dall’assalto extraterrestre. La sua evoluzione avviene attraverso esperienze cariche di difficoltà, dove affronta timori profondi senza mai abbandonare il legame con chi ha bisogno di lui.

La guerra dei mondi di Spielberg: vent’anni di paura e responsabilità dopo l’11 settembre

L’Innocenza di Rachel

Rachel rappresenta l’innocenza perduta: pur avendo appena compiuto dieci anni, porta già il peso del terrore provocato dall’invasione. Le sue crisi d’ansia sono un riflesso della vulnerabilità umana di fronte a eventi incomprensibili e violenti. Il legame tra padre e figlia diventa il cuore pulsante del film, attorno al quale si sviluppano scene di crescente tensione.

Un Classico della Fantascienza

Il romanzo originale di H.G. Wells, pubblicato nel 1898, ha segnato una pietra miliare nella letteratura di fantascienza prima che questo genere fosse formalmente riconosciuto. L’opera creava un’atmosfera angosciante, priva di veri protagonisti eroici, dominata dalla sensazione di impotenza di fronte all’apocalisse causata dagli alieni.

Risonanze Storiche e Tematiche

Nel corso del tempo, questo testo ha dato vita a varie versioni che riflettono le paure delle rispettive epoche storiche: Orson Welles nel 1938 realizzò una trasmissione radiofonica capace di inquietare gli americani, anticipando le ansie legate alla seconda guerra mondiale; mentre Byron Haskin nel 1953 reinterpretò l’attacco alieno come una rappresentazione della paranoia della Guerra Fredda.

Spielberg e le Nuove Vulnerabilità

Spielberg attinge a questo materiale nell’immediato dopoguerra dell’11 settembre, infondendo nuove significazioni legate alle vulnerabilità dell’Occidente emerse quel giorno tragico. Il suo approccio alle manifestazioni extraterrestri si distacca dalle opere precedenti come E.T. o Incontri ravvicinati del terzo tipo, dove regnavano fiducia e meraviglia verso “l’altro”. Qui, invece, prevale un senso di smarrimento totale di fronte a qualcosa di incomprensibile e incontrollabile.

La Metafora della Crisi Sociale

L’attacco alieno diventa metafora del crollo delle certezze sociali occidentali dopo eventi traumatici, come gli attentati alle Twin Towers nel 2001. Le scene più drammatiche mostrano folle impazzite pronte a lanciarsi contro chiunque per sopravvivere, simili agli attacchi disordinati osservati durante emergenze successive come l’uragano Katrina.

Il Conflitto Interiore di Ray

In questo contesto, Ray emerge come una figura imperfetta, messa duramente alla prova dagli eventi. Lontano dai modelli eroici, sembra quasi incapace di assumersi pienamente le responsabilità fino all’ultimo istante. Questo aspetto richiama personaggi precedenti interpretati da Tom Cruise, come Denis Weaver in Duel, in cui uomini comuni affrontano circostanze fuori controllo.

Conclusione e Simbologie

Nel film, tuttavia, Ray non ha un ruolo decisivo nell’esito finale dello scontro con gli alieni: questi ultimi soccombono a causa di batteri terrestri, un elemento scientifico più presente rispetto al romanzo originale. Questa decisione narrativa sposta l’attenzione dalla battaglia fisica al conflitto emotivo all’interno di una famiglia disfunzionale riunita dagli eventi. Così, la vittoria assume un significato simbolico, quasi frutto naturale delle condizioni biologiche della Terra, paragonabili all’equilibrio democratico occidentale ritrovato successivamente all’iniziale shock.

Vent’anni fa, Janusz Kaminski curava una fotografia densa, realizzata su pellicole Kodak e Fuji, caratterizzate da una grana marcata e un contrasto intenso che si sposano perfettamente con gli effetti digitali creati dall’Industrial Light & Magic. Questa combinazione visiva è difficile da replicare con il digitale puro.

Maestria Tecnica e Coinvolgimento

Il montaggio incalzante, realizzato da Michael Kahn, accompagna un ritmo in continua crescita, mentre il sonoro di Richard King sovrasta spesso la musica di John Williams, particolarmente sacrificata nelle sequenze più frenetiche. Questi elementi tecnici contribuiscono a creare un’immersione profonda in un contesto apocalittico, facendo sentire lo spettatore partecipe della disperazione collettiva.

Le scelte registiche richiamano movimenti già visti nei blockbuster spielberghiani, come Jurassic Park, grazie all’uso sapiente di piani sequenza estesi che enfatizzano il respiro narrativo anche nei momenti più tesi. Tim Robbins offre un’interpretazione intensa in una breve parentesi, mentre Dakota Fanning cattura l’attenzione con la sua presenza scenica, costruita attorno a un’innocenza vulnerabile, tipica dello sguardo infantile caro al regista.

Questo mix di elementi rende ancora oggi La guerra dei mondi un’opera solida, capace di evocare emozioni forti e crudi ricordi ancorati nella nostra memoria collettiva. Personalmente, mi chiedo se siamo davvero pronti ad affrontare le paure e le incertezze che un film come questo ci invita a riflettere. Cosa ne pensate, come fan? Siamo noi stessi i veri alieni, incapaci di comprendere la nostra umanità?


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