Oggi ci immergiamo in un autentico capolavoro del maestro Akira Kurosawa: “Ran”, un’opera che ha segnato la storia del cinema e celebra il suo quarantennale. Si tratta di una reinterpretazione del celebre “Re Lear” di Shakespeare, ma ambientata in un Giappone feudale lacerato dalle guerre, dove ogni scena è un viaggio tra la bellezza e l’orrore.
Kurosawa e il Genio Creativo di “Ran”
Il lavoro su Ran inizia negli anni Settanta, periodo cruciale nella vita di Kurosawa. Il suo trionfo con Derzu Uzala nel 1975, premiato con un Oscar, segna una rinascita dopo anni difficili costellati di insuccessi. Con quella nuova luce, decide di adattare la storia di Mori Motonari, un daimyo del sedicesimo secolo, trasformando un semplice racconto in un’amara riflessione sulla moralità e il potere.
Una Storia di Tradimenti e Follia
La trama di Ran racconta le vicende di Hidetora Ichimonji, interpretato da Tatsuya Nakadai. Proprio come Re Lear, Hidetora decide di dividere i suoi domini tra i tre figli, ma il suo gesto scatena conflitti e vendette. Il minore, Saburo, è l’unico a vedere la verità dietro le parole del padre, ma viene esiliato, lasciando Hidetora vulnerabile al tradimento e alla violenza.
Con l’interpretazione intensa di Nakadai, Hidetora diventa un simbolo di decadenza, seguendo l’inevitabile discesa verso la follia, mentre assiste impotente alle conseguenze delle sue scelte. Tema centrale è la brutalità che lui stesso ha generato, in un ciclo di vendetta che si abbatte sulla sua famiglia.
Sequenze Memorabili e Immagini Iconiche
Una delle scene più potenti è l’assalto al Terzo Castello, rappresentato senza parole ma con un’intensa colonna sonora di Toru Takemitsu che amplifica il dramma. Le immagini, intrise di violenza e disperazione, si amalgamano con il simbolismo della guerra, creando un’epifania visiva potente e inquietante. In questo incontro tra realismo e metafisica, Kurosawa riesce a catturare l’essenza della tragedia umana.
Un Capolavoro Riconosciuto
Uscito il 1° giugno 1985 in Giappone e successivamente nel resto del mondo, Ran non è solo una delle opere migliori di Kurosawa, ma ha conquistato un posto nella storia del cinema mondiale. La pellicola ottiene una nomination all’Oscar e vince il premio per i costumi, aspetto fondamentale per la sua straordinaria estetica. Una lettura unica di Re Lear, Ran si distingue per il suo messaggio universale di pessimismo, culminando in quella toccante immagine finale del cieco Tsurumaru, ultimo superstite di un mondo devastato.
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