YAIBA: Samurai Legend, Kyohei Ebata denuncia taglio stipendio ingiustificato durante la produzione su Netflix

Un annuncio sui social media ha rivelato una controversia riguardante il compenso di un noto animatore giapponese, KYOHEI EBATA, che ha lavorato a progetti come BORUTO. Il 17 luglio, EBATA ha denunciato una riduzione unilaterale della sua paga durante la produzione del nuovo anime YAIBA: SAMURAI LEGEND su Netflix. Questo episodio evidenzia le sfide e i conflitti all’interno dell’industria dell’animazione giapponese, in particolare per i professionisti freelance.

Le problematiche del compenso nell’animazione

KYOHEI EBATA ha descritto come la sua retribuzione sia stata abbassata dai responsabili del progetto YAIBA: SAMURAI LEGEND. L’animatore ha accusato la produzione di aver preso una decisione senza giustificazioni valide, citando il sospetto infondato che avesse delegato parti del suo lavoro ad altri. Questo sospetto è emerso in seguito a un cambiamento nel colore delle luci in alcune scene, che per EBATA era una scelta artistica consueta e non un’indicazione di scarsa professionalità.

Nonostante le sue ripetute richieste di chiarimenti, incluse comparazioni con lavori precedenti e controlli sui file inviati, i suoi appelli sono stati ignorati. La decisione finale della produzione di ridurre il suo stipendio ha trasformato il suo incarico in un vero e proprio “abbonamento illimitato”, privandolo del giusto riconoscimento economico e della dignità professionale che merita.

YAIBA: Samurai Legend, Kyohei Ebata denuncia taglio stipendio ingiustificato durante la produzione su Netflix

Creatività vs meccanismi di controllo

La denuncia pubblica di EBATA mette in evidenza le tensioni tra creatività individuale e le rigide strutture di controllo nell’animazione. La volontà di rendere pubblica la sua situazione è segno di un desiderio di affrontare problemi sistemici, mostrando sia frustrazione che determinazione nel combattere pratiche ingiuste nell’industria.

Il caso di YAIBA: SAMURAI LEGEND non è una questione isolata. YOSHIMICHI KAMEDA, il direttore dell’animazione, ha già rivelato come il team avesse dovuto affrontare enormi difficoltà per completare gli ultimi episodi del progetto, operando con risorse limitate e senza poter sfruttare materiale preesistente. Questo tipo di gestione ha inevitabilmente aumentato la pressione sugli animatori, deteriorando sia le condizioni di lavoro che la qualità complessiva dell’opera finale.

Condizioni lavorative nel settore freelance

Nel contesto dell’animazione giapponese, lavorare come freelance significa spesso affrontare contratti instabili, retribuzioni variabili e scarso riconoscimento del valore creativo. La situazione di EBATA porta alla ribalta queste problematiche, specialmente mentre in GIAPPONE si stanno attuando nuove legislazioni destinate a tutelare maggiormente i lavoratori autonomi.

Questa protesta arriva in un periodo cruciale, poiché nel 2024 è stata approvata una legge che mira a migliorare la situazione dei freelance nell’ambito dell’animazione, supportata anche da un rapporto del CONSIGLIO PER I DIRITTI UMANI DELL’ONU. La denuncia di EBATA potrebbe fungere da catalizzatore, evidenziando l’urgenza di riconoscere e compensare adeguatamente il lavoro artistico, promettendo di portare avanti la sua battaglia per proteggere la propria professionalità e quella dei suoi colleghi.

La fragilità degli artisti nel mondo dell’animazione

Questa vicenda sottolinea quanto spesso gli autori e i creativi coinvolti nella realizzazione di anime si trovino in una posizione vulnerabile, sia economicamente che contrattualmente. Il dibattito è aperto su quali strumenti siano necessari per garantire i diritti, la dignità e la sostenibilità di un lavoro che ha un impatto significativo sulla cultura popolare a livello globale.

In un clima di crescente pressione e precarietà, la storia di KYOHEI EBATA rappresenta un campanello d’allarme per l’industria, sollecitando una riflessione profonda e necessaria sui diritti dei lavoratori nel mondo dell’animazione, affinché possano essere garantiti standard più equi e rispettosi verso chi contribuisce a creare opere d’arte così influenti.


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