Un Giorno in Pretura 21 ottobre: il misterioso omicidio della piccola Emanuela Di Fonzo che ha sconvolto l’Italia

La puntata di stasera del programma condotto da Roberta Petrelluzzi su Rai 3 si concentra su un caso giudiziario che ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Al centro della discussione c’è la tragica morte di una neonata e l’accusa nei confronti del padre, Giuseppe Di Fonzo, con ricadute significative sul tema della genitorialità e della responsabilità.

Il dramma della piccola Emanuela

Il dramma inizia nelle prime ore della notte tra il 12 e il 13 febbraio 2016, quando Emanuela Di Fonzo, appena tre mesi, perde la vita presso l’ospedale Giovanni XXIII di Bari. La causa ufficiale del decesso è stata attribuita a una crisi cardiorespiratoria, ma gli esperti non riescono a fornire un chiarimento scientifico soddisfacente. Gli investigatori iniziano a interrogarsi sul fatto che la neonata avesse già vissuto episodi simili nel corso della sua breve vita, sempre mentre si trovava sola con il padre.

Indagini e sviluppi processuali

Le indagini condotte dai Carabinieri, sotto la direzione della pubblica accusa Simona Filoni, hanno delineato un quadro preoccupante. In un periodo di vita di circa 90 giorni, la neonata aveva trascorso 67 giorni in ospedale, con un numero allarmante di episodi respiratori anomali. Inoltre, erano stati registrati due tentativi di soffocamento già a novembre 2015 e gennaio 2016, sollevando quindi forti dubbi su eventuali responsabilità esterne.

Un Giorno in Pretura 21 ottobre: il misterioso omicidio della piccola Emanuela Di Fonzo che ha sconvolto l’Italia

Il verdetto della giustizia

Inizialmente, Giuseppe Di Fonzo era stato accusato di omicidio preterintenzionale e condannato a 16 anni di reclusione in primo grado. Tuttavia, la Corte d’Assise d’Appello ha successivamente riveduto l’imputazione, riconoscendo la premeditazione e aumentando la pena all’ergastolo nel settembre 2020. Durante questo percorso, la difesa ha tentato di sostenere la presenza della sindrome di Munchausen per procura, suggerendo che il padre avesse inflitto sofferenze alla figlia per attirare attenzione su di sé. Questa tesi, però, è stata rigettata dai giudici, i quali hanno interpretato il gesto come una manifestazione del rifiuto della paternità.

Nuove fasi del processo

Nel marzo del 2022, la Cassazione ha annullato la sentenza d’appello, ordinando un nuovo processo. Intanto, Di Fonzo è stato liberato dopo aver trascorso circa quattro anni in custodia cautelare, parte dei quali legati a una precedente condanna per violenza sessuale. Il nuovo processo d’appello ha portato a un riconoscimento di attenuanti generiche, riducendo la pena all’ergastolo a 29 anni di carcere, decisione confermata dalla Cassazione il 10 marzo 2025.

Conclusioni sull’iter giudiziario

Giuseppe Di Fonzo è stato infine riconosciuto colpevole di omicidio volontario nei confronti della figlia Emanuela. Secondo le motivazioni dei giudici, il suo gesto derivava da un intento lucido e pianificato di liberarsi dell’impegno genitoriale, considerato da lui stesso come un ostacolo alla propria libertà personale. Questo caso complesso e straziante riporta alla luce tematiche fondamentali sull’essere genitori e sulle conseguenze delle azioni umane.


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