Tim Burton e Jenna Ortega hanno esplorato insieme, durante le interviste per il lancio della seconda stagione di Mercoledì, un tema poco noto riguardante la loro avversione a visionare i propri progetti conclusi. Queste riflessioni offrono uno spaccato interessante sul complesso rapporto tra l’artista e il frutto del suo lavoro. Questo comportamento, che potrebbe apparire curioso, nasce da un desiderio di focalizzarsi maggiormente sul processo creativo piuttosto che sull’immagine finale proiettata sullo schermo.
Jenna: La Magia dell’Attimo
Jenna Ortega, interprete di Mercoledì Addams, ha ammesso di non essersi mai abituata a rivedere le sue performance, nemmeno nei suoi esordi. La sua posizione è chiara: “se mi vedo, temo che perderò qualcosa nella mia recitazione”. L’attrice racconta di come fin dalla sua prima esperienza televisiva abbia preferito tenere alla larga le visioni pubbliche dei suoi lavori. Quando le è stato chiesto di condividere la premiere con la famiglia, ha scelto di ritirarsi in camera per sfuggire all’attenzione. Jenna mette in evidenza che rivedere il proprio lavoro potrebbe portarla a riflettere eccessivamente, compromettendo così la sua spontaneità sul set.
Il Distacco Necessario
Questo modus operandi non è isolato tra i giovani attori. Per Jenna, evitare di osservare i lavori già completati le consente di liberarsi da quel senso di insicurezza, favorendo così una crescita professionale senza farsi ossessionare dall’immagine che viene restituita. La sua esperienza dimostra che la recitazione deve essere vissuta nel momento presente, mentre le opere finite possono risultare statiche e difficili da assimilare. In un’epoca dominata dai social e dalle piattaforme di streaming, questo distacco diventa ancora più pertinente.
Burton: La Vulnerabilità Creativa
Tim Burton ha espresso un pensiero simile, ma con una prospettiva più matura e esperta. Il regista ha rivelato di raramente guardare i suoi film completati, ammettendo di aver chiuso gli occhi durante l’ultima proiezione di un suo progetto. Questa scelta deriva da una forte sensazione di vulnerabilità che emerge dall’essere così intimamente legato alla propria creazione artistica dopo che essa è stata portata al pubblico.
Il Piacere della Creazione
Per Burton, il vero piacere risiede nelle fasi di ripresa, dove le sfide tecniche si intrecciano con la collaborazione di attori e troupe. Quel contatto diretto e le opportunità di improvvisazione sul set rappresentano per lui il lato più stimolante e personale del mestiere. Sottolinea quanto sia prezioso lo scambio creativo che avviene in quei momenti, privi del filtro del montaggio o del giudizio esterno.
Un Legame con il Processo Creativo
Sebbene Burton possa trovare alcune parti dei suoi film piacevoli, evita di rivedere frequentemente i suoi lavori finiti. Trova quasi paradossale che qualcosa di così intimo e profondo venga esposto a un pubblico vasto e variegato. Questo distacco gli consente di mantenere un certo grado di leggerezza durante il processo creativo, evitando di essere sopraffatto dalle critiche o dalle aspettative. Il regista nota la stranezza di un mestiere che porta sullo schermo momenti vissuti nel più assoluto riserbo.
L’importanza della Libertà Creativa
Entrambi gli artisti concordano sulle virtù di non rivedere le proprie opere conclude: è un modo per rimanere concentrati sull’atto creativo piuttosto che sul risultato finale. Jenna Ortega sottolinea che chi decide di non visionare il prodotto finito conserva una libertà espressiva sul set, senza la pressione di dover controllare l’immagine riflessa. Tim Burton considera questa attitudine come un’opportunità per focalizzarsi sulla recitazione e sulla regia, evitando di cadere nel ciclo continuo di giudizi su ogni singola immagine.
Una Prospettiva Rivoluzionaria
Questa scelta offre uno spunto interessante sul rapporto tra arte e diffusione mediatica. È comune pensare che gli artisti amino rivedere continuamente le proprie opere per celebrarle o migliorare. Tuttavia, per Ortega e Burton, l’apprezzamento autentico si trova nell’essere parte integrante del processo creativo, permettendo la spontaneità e la collaborazione.
Le riflessioni di Jenna e Burton pongono in luce una fragilità che spesso accompagna il mondo dell’intrattenimento, un aspetto poco evidente per chi osserva solo il risultato finale. Personalmente, trovo che il loro approccio sia affascinante e coraggioso! Non è curioso come molti di noi vivano la propria vita attraverso il giudizio degli altri, mentre questi artisti scelgono di proteggere la loro autenticità? Come vi sentite voi rispetto a questo argomento?