Starbucks annuncia ristrutturazione globale con chiusure e tagli ai posti di lavoro mentre il nuovo CEO affronta polemiche per il suo contratto

Starbucks: Un Futuro Resiliente e Strategico

La catena di caffè Starbucks si appresta a intraprendere un’importante ristrutturazione globale. L’obiettivo, come dichiarato dal CEO Brian Niccol, è quello di rendere l’azienda più forte e snella. Questo piano prevede la cancellazione di 900 posti di lavoro e la chiusura di alcune sedi, con l’intento di ottimizzare i costi e canalizzare maggiori risorse verso le attività core del brand.

Decisioni Difficili per Un Futuro Migliore

Nella lettera indirizzata ai dipendenti, Niccol spiega che è stata condotta una valutazione approfondita delle caffetterie in cui non è possibile offrire l’esperienza desiderata dai clienti o dove non si intravedono opportunità di crescita finanziaria. “Queste sedi verranno chiuse”, afferma il CEO, evidenziando che tali scelte hanno un impatto significativo sui collaboratori e sulle loro famiglie. Addirittura, aggiunge che non si è trattato di decisioni prese con leggerezza.

“Ritengo che queste misure siano fondamentali per costruire una Starbucks migliore, più resiliente e capace di avere un impatto positivo sul mondo”, prosegue Niccol, sottolineando l’importanza di creare opportunità per partner, fornitori e le comunità servite dall’azienda.

Starbucks annuncia ristrutturazione globale con chiusure e tagli ai posti di lavoro mentre il nuovo CEO affronta polemiche per il suo contratto

La Reazione del Mercato e le Sfide Attuali

Questa riorganizzazione arriva in un momento critico, poiché Starbucks ha registrato un calo prolungato delle vendite, che ha influito negativamente sulle azioni dell’azienda a Wall Street, con un decremento dell’8% dall’inizio dell’anno.

Il Nuovo CEO e Le Polemiche Sul Suo Contratto

In un documento ufficiale presentato alla SEC, è emersa la lettera di assunzione di Brian Niccol come nuovo CEO, con un compenso annuale di 11,3 milioni di dollari. Tra le clausole particolarmente discusse c’è quella che consente al manager di utilizzare il jet aziendale non solo per questioni lavorative, ma anche per i viaggi personali tra la sua residenza a Newport Beach, California, e la sede centrale a Seattle. Questa opzione ha un limite annuale di circa 230 mila euro per voli privati.

Non solo: Starbucks ha aperto un ufficio satellite a Newport Beach per agevolare il lavoro in smart working del CEO. Tuttavia, queste rivelazioni hanno suscitato polemiche negli Stati Uniti; la CBS ha parlato di un “commuting in jet privato” di quasi 1.600 chilometri, evidenziando una contraddizione con gli obiettivi ambientalisti promossi dalla catena.

Non posso fare a meno di sentirmi divisa riguardo a queste scelte strategiche di Starbucks. Da un lato, comprendo la necessità di razionalizzare e adattarsi al mercato attuale, dall’altro, trovo inquietante vedere un CEO che viaggia in jet privato mentre l’azienda cerca di presentarsi come eco-sostenibile. Cosa ne pensate? È giusto sacrificare le persone per il bene della crescita economica o dovremmo cercare soluzioni più equilibrate? Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni!

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