Al Teatro Quirino di Roma, dal 12 dicembre, Silvio Orlando porterà in scena ‘La vita davanti a sé’, ispirato all’omonimo romanzo di Romain Gary pubblicato nel 1975. La narrazione segue le vicende di Momò, un bambino arabo orfano di madre, accolto da Madame Rosa, un’ex prostituta ebrea sopravvissuta ai campi di concentramento, nel contesto del quartiere Belleville di Parigi. Questo racconto intenso e toccante si fa portavoce di un messaggio profondo sulla convivenza pacifica tra i popoli, come sottolinea lo stesso Orlando, che lo descrive al Corriere come “un inno alla convivenza pacifica tra i popoli”. Le recenti tensioni tra Israele e Palestina rendono ancora più attuale la riflessione su quali siano le azioni da intraprendere per il nostro pianeta.
Un legame personale con la perdita
Silvio Orlando ha una connessione intima con il tema della perdita, avendo perso la madre, Mariolina, all’età di nove anni. Ricorda bene l’impatto che questo evento ha avuto sulla sua vita: “È stato un grande shock. Certo, bisogna continuare a vivere, ma quel vuoto non si riempie mai.” L’attore riflette anche sul percorso che lo ha portato a diventare attore, iniziato quando era ancora un bambino e impersonava Pinocchio nelle recite scolastiche. Tuttavia, il suo primo approccio con Shakespeare, interpretando Marcantonio, si rivelò poco fortunato: “La mia recita fu un flop nella vergogna generale e nella contentezza di quei compagni invidiosi del mio successo precedente: era come la caduta degli dei!” racconta ridendo oggi.
Le origini del suo amore per il teatro
Orlando scopre la sua vera vocazione artistica molti anni dopo, a Napoli, tra la metà degli anni ’70 e gli anni ’80. Insieme a un gruppo di amici, si dedicavano a rappresentazioni teatrali improvvisate nelle cantine. Questa esperienza creativa ha forgiato la sua carriera, che si è sviluppata spaziando dai ruoli comici a quelli drammatici, abbracciando sia il cinema che la televisione. Recentemente, ha partecipato a un film intitolato ‘Dio ride’, diretto da Giovanni Veronesi, ambientato nella Toscana del Seicento, in cui interpreta un cardinale che si distingue per alcune peculiarità.
Un’evoluzione artistica nei ruoli interpretati
Nel corso degli anni, Silvio Orlando ha saputo adattarsi e crescere artisticamente, conquistando ruoli sempre più significativi. Tra le sue interpretazioni più celebri vi è quella del cardinale Voiello nella serie ‘The Young Pope’ di Paolo Sorrentino. Riguardo a questa evoluzione, l’attore osserva: “In effetti, prima mi affidavano personaggi più semplici, mentre negli ultimi tempi mi vengono proposti ruoli più iconici e carismatici, figure di potere.” Questo cambiamento lo riempie di orgoglio, e Orlando sottolinea anche l’importanza della sua relazione con la fede. “La fede religiosa è una necessità, a prescindere dal fatto se credi oppure no. L’uomo rimane un eterno bambino che ha paura del buio e ha bisogno che qualcuno accenda una lucetta per prepararsi all’aldilà, vivendo meglio l’al di qua.”
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