La seconda edizione consecutiva della notte degli Oscar è stata proposta in Italia su Rai1. A guidare il racconto di questo attesissimo evento, uno dei più seguiti nel panorama dello spettacolo, è stato Alberto Matano, noto volto de La Vita in Diretta. Il suo compito, per il secondo anno di fila, è stato quello di commentare insieme a vari ospiti i momenti salienti della manifestazione.
Un Ritorno in Grande Stile
Lo speciale di Rai1, iniziato intorno alle 00.15, ha preso spunto dall’esperienza dell’anno precedente, che aveva presentato alcune difficoltà. Quest’anno, nel 2025, si è percepita una netta sensazione di maggiore preparazione e affiatamento da parte di Matano. In studio, una numerosa schiera di commentatori ha contribuito alla narrazione, con l’aggiunta del contributo di Giorgia Cardinaletti, collegata direttamente da Los Angeles. È stato difficile cercare di superare il ristretto spazio concessoci dalla serata, soprattutto considerando che non ci sono stati effetti speciali e sorprese inattese, confermando le previsioni della vigilia.
Una Scelta Editoriale Strategica
La trasmissione degli Oscar su Rai1 solleva importanti interrogativi riguardo la strategia editoriale. Infatti, questa celebrazione cinematografica è stata a lungo raccontata da Sky, che puntava su un pubblico più ridotto ma attento, in contrasto con la natura di Rai1, rivolta a un’audience più ampia e diversificata. Chi sceglie di guardare Sky lo fa con consapevolezza, mentre gli spettatori di Rai1 richiedono un modo di raccontare che riesca a catturare la loro attenzione. Trasformare un evento di nicchia in qualcosa di accessibile alla televisione generalista è un compito arduo, che implica il mantenimento della sua essenza pur semplificando i codici, un’operazione complessa e delicata.
Un Paragone con il Tennis
Sebbene la situazione sia molto diversa per temi e contesti, l’approccio dell’Oscar su Rai ricorda l’adattamento fatto nel tennis dopo il successo di Sinner. Dopo anni di disinteresse, Rai ha dovuto rapidamente adeguarsi per illuminare un nuovo sport che sta guadagnando sempre più attenzione, cercando di riportarlo sotto il pubblico generalista. Tuttavia, il passaggio dalla pay TV alla televisione generalista ha portato a risultati a volte poco memorabili, caratterizzati da eccessi, imprecisioni e toni esagerati nelle telecronache della Coppa Davis sulle reti Rai.
La Sfida della Comunicazione
È importante sottolineare che gli Oscar rappresentano un altro tipo di evento, ma la transizione dalla pay TV a quella generalista svela un divario culturale accumulatosi nel tempo. Come si può trasmettere il culto degli Oscar a un pubblico non adeguatamente formato su tale tematica, se non in modo sporadico? Questa è la vera sfida. A Rai spetta il compito di realizzare un’iniziativa che fortifichi Matano, legandolo al mondo del cinema, invitando gli spettatori a tornare nelle sale. Potrebbe essere interessante pensare a uno spazio settimanale che avvicini la tematica al suo volto e, perché no, la possibilità di condurre i David di Donatello. Solo seguendo questa strada si potrebbe costruire un evento annuale che, unito alla notte degli Oscar, possa trasformarsi in un vero e proprio cult.
Personalmente, credo che la presenza di Giorgia Cardinaletti da Los Angeles abbia dato un tocco di internazionalità all’evento, rendendolo ancora più affascinante e coinvolgente per il pubblico italiano. La sua figura ha arricchito la narrazione, permettendo a tutti noi di sentirci parte di una celebrazione mondiale del cinema.