Un viaggio nella Napoli degli anni ’30 con Il Commissario Ricciardi
La serie televisiva “Il Commissario Ricciardi” continua a catturare l’attenzione del pubblico grazie alla sua ricca ambientazione storica. Ogni lunedì, il pubblico può immergersi nei vicoli di una Napoli degli anni ’30, dove la narrazione si intreccia con eventi tragici e misteriosi. Diretta da Gianpaolo Tescari, la serie riesce a trasportare gli spettatori in un’epoca caratterizzata da sfide sociali e culturali, anche se molti degli esterni sono stati girati a Taranto.
Tescari sottolinea che i paesaggi pugliesi hanno offerto una maggiore aderenza alle esigenze visive della sceneggiatura rispetto alla città partenopea. Riconosce le difficoltà di ricreare un’epoca passata e lodando il lavoro degli scenografi, dichiara che non hanno mai scelto soluzioni ovvie, evitando la “Napoli da cartolina”. Questo approccio ha contribuito a dare vita a una rappresentazione autentica e coinvolgente, in grado di affascinare il pubblico.
Dettagli architettonici che raccontano storie
Uno degli aspetti più affascinanti della serie è l’accuratezza con cui sono stati ricreati gli ambienti. Tescari rivela che l’ufficio postale di Napoli, costruito nel 1934, è stato utilizzato per conferire autenticità, insieme ad altri edifici storici trasformati per il set. Le scelte architettoniche riflettono un periodo specifico della storia italiana, dando vita a una rappresentazione visiva intensa che permette al pubblico di immergersi nel contesto narrativo.
Il regista esplicita il suo apprezzamento per l’architettura razionalista del periodo fascista, considerandola tra le più belle d’Italia. Questa passione per i dettagli si traduce in una profonda cura nella scelta dei luoghi di ripresa, dai palazzi storici ai musei, ogni elemento scelto contribuisce a costruire un’atmosfera coerente con la trama. Tescari precisa che ogni ambiente racconta una piccola parte della grande storia, delineando personalità e relazioni tra i personaggi.
Personaggi e ambienti: un legame indissolubile
Particolare attenzione è stata riservata alle abitazioni dei protagonisti della serie. La casa del Duca di Marangolo, per esempio, è stata ispirata dal Museo Filangeri, con l’intento di riflettere il rango e lo stile di vita dell’aristocrazia del tempo. Ogni dettaglio, dalle decorazioni agli arredi, è stato scelto con cura per rappresentare non solo l’estetica ma anche il significato dei personaggi all’interno della storia.
In questo senso, il personaggio di Livia ha ricevuto un trattamento speciale, con uno spazio che riunisce arte e transgressione, simboleggiando la complessità della sua personalità. Questa connessione tra l’ambiente domestico e l’identità dei personaggi offre una chiave di lettura per comprendere le loro motivazioni e relazioni, creando un’atmosfera di intimità e introspezione.
L’evoluzione della trama e delle relazioni
Nella terza stagione, si assiste a un’evoluzione significativa nelle dinamiche tra il protagonista e Enrica. La loro storia d’amore si sviluppa attraverso piccoli gesti che avvengono nel corso della serie, come gli sguardi furtivi attraverso le finestre delle rispettive abitazioni, situate in vicinanza. Questi momenti intimi, ambientati nei vicoli di Taranto, creano una tensione emotiva che arricchisce la narrazione.
Il regista ha voluto sottolineare che le diverse abitazioni dei personaggi non sono semplici sfondi, ma attori a pieno titolo nella storia. Gli edifici e gli spazi diventano il rifugio delle emozioni e delle interazioni, rendendo ogni scena un’occasione per esplorare le interconnessioni tra luoghi, idee e sentimenti umani. In questo scenario, il commissario Ricciardi emerge come un nobile personaggio, il cui percorso non è solo investigativo ma anche profondamente umano.
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