Al Far East Film Festival, in corso dal 24 aprile al 2 maggio, si presenta una commedia che esplora il desiderio attraverso un racconto che ricorda il celebre “Prima dell’alba” di Richard Linklater, sebbene con un approccio decisamente originale e trasgressivo. La pellicola offre uno sguardo sulla vita contemporanea in Giappone, mettendo in scena l’incontro casuale tra due giovani in un contesto che sfida ogni tentativo di rappresentazione del desiderio.
Un Ritorno Cinematografico
Il film è diretto da Adachi Shin, un autore noto principalmente per le sue sceneggiature, come nel caso di 100 Yen Love, da cui ha tratto ispirazione per il successo cinese Yolo. Con oltrepassato il suo ultimo lavoro, A beloved wife, Adachi continua a esplorare la sua poetica di decostruzione della commedia romantica attraverso la nuova opera Good Luck. La regia si distingue per una comicità pacata e per l’assenza di drammi amorosi, proponendo invece conversazioni lunghe e profonde sul senso della vita.
Una Narrazione Innovativa
In Good Luck, il regista riprende la struttura narrativa di “Prima dell’alba”, ma rifiuta di seguire il consueto copione di storie d’amore fugaci e intense. Al contrario, offre una commedia anti-romantica, intrisa di situazioni surreali e divertenti. Il protagonista, Taro (interpretato da Sano Hiroki), è un giovane cineasta insicuro e mediocre, invitato a un festival di cinema indipendente nella storica sala di Beppu, supportato dalla sua fidanzata Yuki (Kato Saki), il soggetto del suo documentario.
Un Incontro Fortuito
La situazione di Taro cambia all’improvviso quando la presentatrice del festival critica aspramente il suo lavoro e gli pone domande imbarazzanti. In cerca di svago, Taro si avventura in città dove incontra Miki (Amano Hana), una giovane vivace e spensierata, con cui decide di intraprendere un viaggio alla scoperta dei villaggi circostanti, allontanandosi da Tokyo e dalle sue angosce.
Un Racconto sul Desiderio e l’Incapacità
Il loro incontro, pur richiamando le dinamiche di Jesse e Celine, non è carico di romanticismo. Piuttosto, il film si muove verso una riflessione sull’impossibilità del desiderio e sulla difficoltà di viverlo. Taro appare passivo, incapace di prendere decisioni significative, mentre Miki vaga in cerca di esperienze che diano un senso alla sua esistenza. Le conversazioni tra i due sono prive di qualsiasi elemento seduttivo o romantico, deformando le aspettative che ci si aspetterebbe da una tradizionale commedia sentimentale.
Stravaganze e Ironia
Adachi arricchisce il racconto con incontri eccentrici, come la locandiera della pensione e l’eccentrica direttrice del festival. Si inserisce anche un intreccio onirico che, sebbene affascinante, interrompe il ritmo narrativo. Complessivamente, il film si presenta come un diario di viaggio assurdo, affrontando il tema della difficoltà di comunicazione e proponendo una satira divertente delle convenzioni del genere romantico.
Rivisitare il Genere
Con Good Luck, Adachi Shin dimostra ancora una volta la sua abilità nel reinterpretare le regole della commedia romantica, creando una narrazione che, pur prendendo spunto dal classico, si distacca notevolmente dai luoghi comuni. L’interazione tra i due protagonisti diventa quindi un’opportunità per mettere in discussione le aspettative legate al genere, rendendo il film sia un road movie di riflessione che un dramma esistenziale sull’incapacità di esprimere le proprie emozioni.