Nella recente puntata di Lo Stato delle Cose, andata in onda l’8 dicembre, il conduttore Massimo Giletti ha avuto un acceso confronto con Liborio Cataliotti, il nuovo legale di Andrea Sempio. Durante l’intervista, si sono affrontati temi delicati legati al caso dell’omicidio di Chiara Poggi, con particolare attenzione alle evidenze e alle strategie difensive messe in atto.
Il confronto tra Giletti e Cataliotti
La trasmissione è iniziata con una critica sottile da parte di Giletti nei confronti di Sempio, che ha scelto di non parlare pubblicamente. Il conduttore ha chiesto all’avvocato Cataliotti se fosse vero che questa fosse una strategia voluta. Cataliotti ha risposto con determinazione, affermando che non era lui a decidere dove Sempio dovesse o meno parlare. Inoltre, ha rivelato che ci sono stati momenti in cui Sempio ha conversato informalmente con i media.
Giletti ha continuato mettendo in luce l’importanza del dialogo e della comunicazione aperta, esprimendo la propria gratitudine per la partecipazione di Cataliotti. Quest’ultimo ha concordato sulla necessità di avere un confronto più ampio e ha manifestato il desiderio di discutere anche con chi ha opinioni diverse su Sempio, affermando che ogni critica può essere utile alla difesa del suo cliente.
Strategie nella difesa di Sempio
Cataliotti ha delineato chiaramente la sua strategia riguardo al coinvolgimento di Sempio con i pubblici ministeri, sottolineando che l’iter giudiziario consente all’indagato di parlare solo dopo aver preso visione degli atti accusatori. Ha rimarcato che tale vantaggio giuridico sarà utilizzato per garantire una difesa robusta.
In merito alla perizia sul Dna rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi, l’avvocato ha espresso il suo punto di vista, definendola “perfettamente inutile” per la difesa. Cataliotti ha esaminato la relazione della dottoressa Albani, sottolineando che ci sarebbero state incoerenze nelle analisi condotte. Ha letto alcuni passaggi della perizia per illustrare le sue argomentazioni e ha affermato che la comparazione del Dna non poteva essere considerata valida in assenza di repliche adeguate.
Il mistero del Dna e le implicazioni legali
Il conduttore ha incalzato Cataliotti sulla questione di come il Dna riconducibile a Sempio possa trovarsi sulle unghie di Chiara. L’avvocato ha risposto che la difesa stava considerando altre possibilità , inclusive contatti indiretti tra Sempio e la vittima, suggerendo che il reperto potrebbe non provenire necessariamente da un’interazione diretta.
Giletti ha espresso scetticismo riguardo al fatto che solo il Dna della famiglia Sempio fosse presente, mentre quello di altri potenziali sospettati, come Stasi, non risultasse. Cataliotti ha tentato di chiarire, spiegando che il campione trovato era un aplotipo Y misto, il che significa che potrebbe derivare da più individui. Ha affrontato il tema della difficile isolabilità di alcune prove, cercando di disinnescare i dubbi sollevati dal conduttore.
Discussione sull’alibi e le prove presentate
La conversazione ha poi toccato il tema dello scontrino del parcheggio di Vigevano, Confondendo ulteriormente le acque. Cataliotti ha ribadito che tale documento non rappresenta un alibi valido, poiché non identifica in modo convincente l’auto o la persona che l’ha utilizzata al momento dell’omicidio. Ha evidenziato la mancanza di prove concrete riguardo alla sua autenticità , esprimendo preoccupazione per le possibili conseguenze se l’informazione fosse risultata falsa.
Infine, Giletti ha chiesto all’avvocato informazioni riguardanti il presunto movente dell’omicidio, in particolare sui video intimi presenti nel computer di Chiara. Cataliotti ha categoricamente negato che Sempio avesse mai visto materiale di quel tipo, insistendo sul fatto che, finché non emergeranno prove concrete, tali speculazioni sono infondate e prive di base.
Questo scambio intenso ha messo in evidenza le complessità legali del caso, lasciando aperte numerose domande e interrogativi sulla verità dei fatti.
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