Garlasco, la difesa di Sempio si prepara a esaminare l’impronta 33 per il processo in corso

Una nuova fase dell’inchiesta sul caso Garlasco si sta avvicinando, portando con sé la possibilità di sviluppi imprevisti. Tra tensioni e nuove interpretazioni dei reperti, il focus si sta spostando su un’impronta palmare che ha suscitato un’interessante rivalutazione da parte della difesa di Andrea Sempio. Questo elemento, finora trascurato, potrebbe rivelarsi cruciale per l’andamento del processo.

Il Ritorno della Questione dell’Impronta

Mentre ci si prepara per l’udienza fissata al 18 dicembre, i legali di Andrea Sempio stanno prendendo in considerazione la richiesta di estendere l’incidente probatorio all’impronta palmare numero 33. Questa impronta, rinvenuta sulla parete della scala verso il seminterrato, rappresenta una svolta potenziale nel corso delle indagini. Stando alle ultime notizie, la difesa sta riconsiderando decisioni passate riguardo a questo reperto, che era stato escluso da precedenti analisi. L’attenzione su questa impronta è aumentata, dato che potrebbe modificare significativamente il quadro investigativo, attualmente caratterizzato da tensioni e nuove interpretazioni delle prove.

Si prevede un confronto tra i periti dell’accusa e quelli della difesa, al termine del quale emergeranno le considerazioni sulla relazione della genetista Denise Albani. È in questo contesto che l’opzione di riesaminare l’impronta 33 torna alla ribalta, segnalando un potenziale cambio di strategia da parte della difesa. Le implicazioni di una tale richiesta potrebbero estendersi oltre l’udienza di dicembre, influenzando notevolmente la prosecuzione del caso.

Le Discrepanze sul Reperto e le Implicazioni Legali

L’impronta palmare numero 33 ha generato già in passato discussioni all’interno del collegio difensivo. Malgrado un parere tecnico favorevole, il team precedente aveva scelto di non includerla nell’incidente probatorio, decisione che era stata contestata fortemente dal generale Luciano Garofano, ora un’importante voce nel dibattito. Con l’attuale modifica dell’assetto difensivo e una nuova interazione tra avvocati e consulenti, la posizione riguardo a questo reperto potrebbe subire una radicale revisione.

I legali di Sempio hanno manifestato l’idea che l’impronta non possa essere tecnicamente attribuita all’imputato, sostenendo che la sua analisi necessiti di ulteriori approfondimenti. Questo aspetto è complicato dalla natura dell’impronta stessa, che contiene solo sudore e non sangue, rendendo ancor più urgente un esame approfondito per verificare eventuali corrispondenze e confermare o negare le ipotesi elaborate fino a ora.

Un Nuovo Focus sul DNA e le Evidenze Biologiche

Parallelamente alla questione dell’impronta, un altro elemento chiave sta emergendo nell’evidenza raccolta: il DNA rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi. La genetista Denise Albani ha affermato che il profilo genetico trovato è compatibile con quello di Andrea Sempio e della sua famiglia, con una probabilità di corrispondenza che oscilla tra moderata e forte. Tuttavia, resta ancora irrisolto il quesito su come e quando questo DNA sia arrivato in quel punto.

I periti hanno sottolineato che i dati attualmente a disposizione sono parziali e non conclusivi, il che mina le possibilità di dichiarare i risultati completamente attendibili. Questo aspetto apre la strada a un ulteriore esame dei reperti e riflette sulla complessità delle interazioni tra le evidenze genetiche e le testimonianze.

L’eventuale richiesta di riesaminare l’impronta palmare 33 da parte della difesa potrebbe prolungare il processo investigativo ben oltre l’udienza di dicembre, portando a nuovi accertamenti e a una revisione sostanziale delle prove già esaminate.

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