Garlasco in Tv, il giudice Vitelli sottolinea: per Stasi manca un chiaro movente del delitto

Il caso di Chiara Poggi, giovane donna assassinata nel 2007 a Garlasco, continua a suscitare ferventi discussioni e interrogativi. Recentemente, due figure chiave del procedimento giudiziario hanno rilasciato dichiarazioni che riaccendono il dibattito sull’innocenza del principale accusato, Alberto Stasi. A partecipare alla conversazione sono stati il giudice che lo assolse in primo grado e un ex procuratore, entrambi con opinioni forti e contrastanti riguardo alla verità della vicenda.

Le dichiarazioni del giudice Vitelli

Ospite nella trasmissione “Lo Stato delle cose” su Rai 3, il giudice Stefano Vitelli ha discusso la sua decisione di assolvere Alberto Stasi durante il primo processo per l’omicidio di Chiara Poggi. Durante l’intervista, Vitelli ha esposto i motivi che lo portarono a ritenere non sufficiente la prova della colpevolezza di Stasi. Ricordando gli eventi di quel giorno, egli ha sottolineato come Stasi fosse a casa propria a lavorare alla sua tesi, coprendo un ampio lasso di tempo, dalla mattina fino a poco dopo l’orario del delitto.

Vitelli ha inoltre evidenziato l’assenza di un movente chiaro e di prove di un litigio tra Stasi e la vittima nelle ore precedenti all’omicidio, elementi che potrebbero supportare l’ipotesi di innocenza. Con i recenti sviluppi, compresi i nuovi esami sul DNA, il giudice ha riaffermato di avere “ragionevoli dubbi” sulla colpevolezza esclusiva di Stasi. Ha citato un principio morale e giuridico, affermando che in presenza di incertezze oggettive, è dovere morale assolvere il sospettato piuttosto che rischiare di incarcerare un innocente.

La reazione dell’ex procuratore Venditti

In contrasto con le affermazioni di Vitelli, l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, ha espresso una posizione decisamente polemica. Venditti, che attualmente si trova sotto indagine per corruzione in atti giudiziari, ha negato con fermezza le accuse di aver ricevuto pagamenti per archiviare la posizione di Andrea Sempio, presumibilmente coinvolto nell’omicidio. Intervistato dal Tg1, ha definito tali accuse “ridicole” e ha sostenuto che non hanno alcuna base reale.

L’ex procuratore ha anche ricordato che il giudice per le indagini preliminari che archiviò la posizione di Sempio lo criticò per il suo impegno eccessivo nel riaprire le indagini. Venditti ha ritenuto che effettuare ulteriori accertamenti fosse un “eccesso di zelo”, ritenendo di aver agito correttamente nei confini della legge e della giustizia.

Il suo stato attuale è complicato da tre perquisizioni subite in un breve periodo, tutte annullate dal Tribunale del Riesame, che lui stesso considera un’anomalia procedurale. Venditti ha dichiarato di attendere con serenità il proseguo dell’inchiesta, ribadendo l’idea che si tratti solo di “tanto fumo per niente”.

Il contesto dell’omicidio e le sue ripercussioni

L’omicidio di Chiara Poggi ha segnato profondamente il piccolo comune di Garlasco e ha attirato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. La complessità del caso ha portato a diversi processi e inchieste, creando un clima di tensione e divisione all’interno dell’opinione pubblica. Le varie dichiarazioni e le controversie riguardanti le indagini continuano ad alimentare un dibattito acceso su giustizia e verità.

Con i recenti sviluppi inerenti all’analisi del DNA, il caso ha riacquistato vigore, alimentando nuovamente le speculazioni sulla reale colpevolezza di Alberto Stasi. L’intreccio di dichiarazioni contrapposte da figure così influenti nel processo giudiziario ha reso il dibattito ancora più intricato, con molti cittadini ancora in attesa di una risoluzione definitiva.

Elementi di dubbio, nuove tecnologie e l’evoluzione della legislazione riguardante la responsabilità penale si pongono come temi cruciali in questa già difficile questione. La speranza è che la verità emerga, senza che l’opinione pubblica venga influenzata da speculazioni e pregiudizi.

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