È colpa nostra? Recensione del film spagnolo con Nicole Wallace e Gabriel Guevara su Prime Video

Il culmine della saga di culplables

La storia di Noah e Nick giunge al suo epilogo, portando con sé una combinazione di eventi incredibili e un’ampia gamma di emozioni. Il film, disponibile su Prime Video dal 16 ottobre, rappresenta il terzo capitolo di una saga che ha attirato l’attenzione del pubblico soprattutto tra i giovani. Questo racconto è basato su una serie di romanzi di Mercedes Ron, che ha recentemente siglato un accordo con Prime Video per trasformare altri suoi successi letterari in pellicole.

Con È colpa nostra, assistiamo a un finale di un romanzo di formazione, ma non nel senso tradizionale. Di solito, gli ultimi capitoli segnano una transizione verso la maturità e la crescita personale. Tuttavia, ciò che ci viene presentato in questo film è ben lontano da una rappresentazione sana delle relazioni e della crescita interiore, evidenziando invece dinamiche tossiche e problematiche.

Un amore impossibile e problematico

La saga dei Culpables si evolve in una trasposizione cinematografica con Nicole Wallace e Gabriel Guevara nei ruoli di Noah e Nick. La loro è una relazione considerata impossibile, poiché sono fratelli acquisiti attraverso il matrimonio dei loro genitori. Nonostante la promozione di romanticherie che strizzano l’occhio alle commedie, la loro connessione si rivela piuttosto disfunzionale e problematica.

Ciò che emerge dalla trilogia è la contraddizione tra ciò che i fan potrebbero desiderare e la realtà avvilente che il film propone. Le interazioni tra i due protagonisti non rappresentano un ideale da perseguire, ma piuttosto incarnano relazioni nocive, cariche di segreti e conflitti familiari irrisolti. L’assenza di un legame autentico tra le famiglie di Noah e Nick appare evidente, contribuendo a una narrazione che sembra sfuggire all’analisi più profonda delle relazioni umane.

Evoluzione dei personaggi e dinamiche complesse

Quattro anni dopo gli eventi precedenti, Noah e Nick hanno intrapreso strade diverse: Noah inizia la sua carriera, mentre Nick si prepara a prendere in mano l’eredità di un impero aziendale. Entrambi hanno iniziato nuove relazioni, ma il loro incontro riaccende una fiamma mai del tutto spenta. Il film suggerisce che la loro storia d’amore possa riemergere, spingendo i personaggi a interrogarsi su amore, perdono e rancore.

Di fronte ai conflitti irrisolti e alle menzogne passate, il film gioca con l’idea che un evento cruciale sarà determinante per il futuro di entrambi. La trama cerca di approfondire le relazioni, creando apprensione su quale sia il destino dei protagonisti e se riusciranno a superare il passato infelice.

Un mix confuso di generi e tematiche

È colpa nostra? inizia in modo convenzionale, omaggiando le commedie romantiche con una scena di matrimonio, quello tra Jenna e Lion. Questo evento diventa il palcoscenico per la reunion di Noah e Nick, ma si solleva subito la domanda se i due siano realmente cambiati. La narrativa complica ulteriormente la trama, accumulando sviluppi e colpi di scena che sembrano sovrapporsi in modo caotico.

Il film offre il ritorno di personaggi già noti e l’introduzione di nuove figure, come Simon, interpretato da Fran Morcillo, che crea ulteriore tensione. Tuttavia, la regia di Domingo González non riesce a dare coerenza al racconto, risultando in un’armonizzazione poco riuscita delle dinamiche narrative e stilistiche.

Conclusione e riflessioni sui temi trattati

Il risultato finale è un’opera che mescola vari elementi narrativi, ma raramente approfondisce in modo significativo alcun tema centrale, lasciando sullo sfondo i sentimenti e le esperienze. Questa superficialità potrebbe risultare deludente, soprattutto considerando che il pubblico giovane sta creando la propria identità emotiva. Sembra che anche in questo capitolo finale della trilogia Culpables si ripetano gli stessi errori, senza una visione chiara su cosa si intenda comunicare con la storia. La conclusione del progetto sembra più un tentativo di attrarre spettatori piuttosto che fornire contenuti significativi e ben costruiti.