Alberto Angela, noto divulgatore scientifico e conduttore televisivo, in un’intervista rivela alcuni dei momenti più difficili della sua vita. L’incontro si concentra non solo sulla sua carriera di successo, ma anche sulla sua vita privata e il rapporto con i suoi figli. Il giornalista è atteso su Rai 1 con un nuovo special dedicato a Torino, una città che ha un significato speciale per lui e per la sua storia personale.
Il ritorno in tv e le radici torinesi
Il 25 dicembre Alberto Angela presenterà “Stanotte a Torino”, un programma che celebra la storicità e la modernità di questa capitale del Piemonte. Angela identifica Torino come un simbolo di rinnovamento, sottolineando che la città ha smesso di rimirare il suo passato per concentrarsi su un futuro promettente. Questo approccio, secondo lui, rappresenta un’importante lezione per le nuove generazioni. Nel corso dell’intervista, il conduttore parla anche del suo ultimo libro intitolato “Cesare. La conquista dell’eternità”. Questo lavoro letterario rappresenta un ponte tra la sua professione e le sue esperienze personali, in particolare nei confronti della formazione e del futuro dei giovani.
Un rapimento che ha cambiato tutto
Angela ricorda un’esperienza traumatica avvenuta nel 2002, quando, durante le riprese di una puntata di “Ulisse”, lui e la sua troupe furono rapiti in Niger. Questo evento segnò un punto di svolta nella sua vita, spingendolo a riflettere sul significato della sua esistenza e sul destino dei suoi figli. Durante il rapimento, si trovò di fronte a un dilemma pesante: da un lato, la paura del possibile tragico epilogo; dall’altro, la necessità di mantenere la calma e utilizzare le proprie capacità negoziali. Angela descrive questo momento come una sorta di gioco strategico in cui, mantenendo un certo livello di sicurezza personale, riuscì a non dare ai rapitori la motivazione per danneggiarlo.
La dimensione familiare e l’influenza sui suoi figli
Pur essendo riservato riguardo alla sua vita familiare, Alberto Angela condivide i suoi pensieri sui figli, Riccardo, Edoardo e Alessandro, ai quali ha dedicato il suo ultimo libro. In questo contesto, parla dell’importanza di educare i ragazzi a credere in se stessi e a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà della vita. Si sofferma sull’idea che, per crescere, i giovani devono affrontare e comprendere i “no”, per evitare di erigere barriere emotive. Angela sottolinea che la presenza costante dei genitori è più importante di qualsiasi regalo materiale, enfatizzando il valore della comunicazione e del dialogo.
Le sfide legate al cognome e agli insegnamenti paterni
Avendo ereditato il famoso cognome Angela, Alberto ha sempre dovuto fare i conti con le aspettative che questo nome comportava. Nonostante le difficoltà, ha deciso di intraprendere la sua strada professionale seguendo la propria vocazione e i propri principi, senza farsi influenzare dai giudizi esterni. Tra le lezioni più importanti apprese da suo padre, cita la necessità di lavorare con umiltà e disciplina, mirando sempre alla qualità piuttosto che alla notorietà. Angela riconosce che il suo lavoro lo ha portato sotto i riflettori, ma ciò che conta di più per lui è la passione per la divulgazione e il desiderio di ispirare gli altri attraverso il suo lavoro.
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