Le accuse contro i produttori di Terrifier
Catherine Corcoran, attrice nota per il suo ruolo in Terrifier, ha intrapreso un’azione legale contro il regista Damien Leone e i produttori della serie horror. Le accuse sono gravi e riguardano la violazione del contratto e l’utilizzo di scene di nudo senza il consenso dell’attrice. Questa situazione segna un punto di svolta dopo il successo del film, sottolineando le dinamiche problematiche che possono sorgere nell’industria cinematografica, specialmente nei progetti a basso budget.
Corcoran è diventata un volto riconoscibile grazie alla sua intensa performance nel primo film della saga, uscito nel 2016. La denuncia è stata presentata presso il tribunale federale della California e mette in evidenza una serie di pratiche scorrette che, secondo l’attrice, sono diffuse tra i produttori che cercano di sfruttare i giovani talenti. Gli avvocati di Corcoran affermano che tale comportamento include frode e molestie sessuali, colpendo in particolare le attrici più vulnerabili, spesso coinvolte in produzioni a basso costo.
Dettagli sulla causa legale
Nella denuncia, Corcoran presenta una serie di richieste di risarcimento che ruotano attorno a comportamenti scorretti da parte delle case di produzione coinvolte. Nella causa vengono citate le società Dark Age Cinema e Fuzz on the Lens Productions, insieme al produttore Phil Falcone e a Damien Leone. I sette motivi di reclamo includono la distribuzione di materiale sessualmente esplicito e la frode contrattuale, evidenziando una prassi che potrebbe compromettere non solo il benessere delle attrici ma anche l’integrità dell’intero settore cinematografico.
Catherine Corcoran sostiene, nella sua denuncia, che senza il suo contributo rischioso e la volontà di accettare una paga iniziale esigua, il progetto non sarebbe potuto esistere. Tuttavia, al momento di ricevere il compenso pattuito, afferma che i produttori abbiano scelto di ingannarla, negandole quanto dovuto. Questo comporta una questione di giustizia e di equità nei rapporti di lavoro all’interno dell’industria del cinema, specialmente quando il benessere degli attori è messo a rischio.
Le esperienze di Catherine durante le riprese
Corcoran è nota per aver partecipato a una delle sequenze più cruente del film, dove il suo personaggio subisce una brutale aggressione. La denuncia descrive che per girare tali scene, l’attrice sarebbe stata appesa a testa in giù per diverse ore, esponendosi a condizioni estreme di freddo. Questo testimonia non solo la gravità della situazione, ma anche il livello di impegno e sacrificio che alcune attrici devono affrontare, spesso senza garanzie o protezioni adeguate.
Secondo la denuncia, Corcoran aveva accettato di lavorare su Terrifier con un compenso giornaliero ridotto, in cambio dell’1% dei profitti generati dal film e dei relativi franchise futuri. Nonostante i due sequel abbiano incassato oltre 105 milioni di dollari, l’attrice afferma di aver ricevuto solo una minima parte delle royalties, alimentando il sospetto di malversazioni da parte dei produttori.
Le implicazioni legali e morali della vicenda
La causa legale solleva interrogativi importanti riguardo alla gestione dei diritti e dei compensi per gli attori nel settore cinematografico. Corcoran ha cercato di discutere direttamente con i produttori riguardo ai suoi pagamenti, ma afferma di essere stata liquidata in modo sbrigativo. Questa dinamica di potere tra attori e produttori è alla base di molte preoccupazioni etiche nell’industria del film.
Il cuore della questione riguarda anche le accuse di molestie. Corcoran sostiene di non aver mai dato un consenso informato per girare scene di nudo, nonostante sia stata costretta a farlo. Tale condotta contrasta con le normative della Screen Actors Guild, che richiedono un accordo scritto per questo tipo di riprese. Questo caso potrebbe avere ripercussioni significative, non solo per i diretti interessati, ma anche per l’intero panorama della produzione cinematografica, richiamando l’attenzione su come vengono trattati i diritti di attori e attrici nel contesto di produzioni low budget.
Dopo la denuncia, i rappresentanti legali di Damien Leone hanno dichiarato di negare le accuse e intendono difendersi vigorosamente. La situazione continua a evolversi, portando alla luce temi delicati e complessi che meritano attenzione e discussione.
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