Il Mostro, intervista a Stefano Sollima, regista della nuova serie Netflix

Aspettando Il Mostro su Netflix

Il debutto della serie Il Mostro ha rappresentato un momento molto atteso per gli appassionati di storie criminali e di ricostruzioni storiche. Questa serie affronta il caos generato da un killer che ha seminato terrore a FIRENZE, specialmente negli anni ’80, quando la sua figura ha catalizzato l’attenzione pubblica e mediatica. Finalmente disponibile in streaming, ha attratto l’attenzione grazie alla sua narrazione avvincente e al suo approccio unico alle vicende, che ci conduce attraverso una delle pagine più oscure della cronaca italiana.

Sin dai primi contatti con la serie, durante una visita al set all’inizio del 2024, si è potuto percepire il grande impegno nella ricostruzione storica e narrativa. L’atmosfera intrigante e le scelte artistiche hanno già fatto ben sperare nel corso della Mostra del Cinema di VENEZIA, dove la visione ha confermato le aspettative iniziali, rivelando un racconto che si immerge in aspetti meno noti della storia. Le conversazioni con il regista STEFANO Sollima hanno ulteriormente approfondito la comprensione di questa opera complessa.

La Scelta della Pista Sarda

Uno degli argomenti chiave emersi dall’intervista con STEFANO Sollima riguarda la decisione di concentrarsi sulla pista sarda, spesso trascurata da chi si avvicina a questo caso. La scelta non era casuale, ma frutto di un’analisi approfondita. Inizialmente, molti potrebbero pensare di conoscere i dettagli di questa storia, ma la realtà è ben diversa. La complessità di ciò che è accaduto richiede una narrazione rispettosa e accurata, iniziando dal principio e non saltando aspetti cruciali.

Il Mostro, intervista a Stefano Sollima, regista della nuova serie Netflix

Il regista ha sottolineato come l’idea di raccontare la storia in modo lineare consenta di esaminare i personaggi vitali coinvolti. Questi individui, pur non essendo i colpevoli, rappresentano la varietà e la complessità del male, riflettendo anche le dinamiche sociali dell’ITALIA contemporanea. Nonostante i progressi, molte delle problematiche restano attuali, come evidenziato dallo stile di vita e dalle interazioni tra i vari protagonisti della storia. Narrare un avvenimento così intricato implica una responsabilità enorme e la volontà di abbracciare le molteplici sfaccettature del racconto.

Un Racconto di Violenza e Società

Il Mostro non si limita a narrare le gesta del killer, ma offre uno spaccato della società italiana negli anni ’60 e ’70, evidenziando le dinamiche di genere e la violenza che caratterizzavano quel periodo. Le vittime sono per lo più donne, uccise in un contesto in cui la cultura dell’epoca trattava le donne in modi inaccettabili. STEFANO Sollima ha voluto enfatizzare come le riuscite narrazioni storiche rivelino le attualità persistenti della violenza di genere, suggerendo che, sebbene siano passati decenni, le problematiche rimangono vive e presenti nel dibattito pubblico.

La serie fa emergere il forte parallelismo tra il passato e il presente, ponendo domande inquietanti sull’evoluzione della società italiana. La narrazione richiama l’attenzione sui crimini contro le donne, mostrando che la mentalità di fondo non è cambiata così drasticamente come si potrebbe sperare. Ogni giorno si leggono notizie di omicidi, rendendo evidente che la lotta contro la violenza di genere deve proseguire senza sosta.

Raccontare con Rispetto

Un aspetto fondamentale emerso dall’intervista riguarda il delicato equilibrio tra narrare i fatti con precisione e mantenere il rispetto per le vittime. STEFANO Sollima ha riconosciuto che la ricostruzione dei delitti doveva essere accurata, basandosi su perizie e documenti storici, ma allo stesso tempo, occorreva trovare un modo per rappresentare questi eventi senza esporre il pubblico a un orrore eccessivo. L’intento era di onorare la memoria delle vittime e di evitare una rappresentazione che potesse sembrare sensazionalistica o irrispettosa.

In questo senso, la serie ha cercato di creare un distacco visivo per non infliggere ulteriore dolore. Tale scelta è stata dettata non solo dalle considerazioni etiche, ma anche dalla necessità di trattenere il pubblico in un racconto che, pur difficile, potesse essere affrontato con la dovuta sensibilità. Questo approccio garantisce che la narrazione resti potente senza però travisare la gravità degli eventi narrati.

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