Un italiano su 10 non può permettersi pasti proteici: crescente allerta al Sud e tra i giovani

Avere difficoltà nel garantire un pasto adeguato è una realtà che affligge un numero crescente di italiani. Nel 2024, si stima che circa 800mila persone vivano una condizione di insicurezza alimentare, sia essa grave o moderata. Questa situazione colpisce anche i più giovani, come rivelano i dati pubblicati in occasione della Giornata internazionale dell’Alimentazione e Agricoltura.

La diffusione dell’insicurezza alimentare in Italia

Analizzando la situazione, emerge che il 5,5% della popolazione mostra almeno uno tra gli otto indicatori di insicurezza alimentare definiti dalla Food Insecurity Experience Scale. Tra questi, il segnale più preoccupante è rappresentato dall’aver consumato solo alcuni tipi di cibo, con un’incidenza del 4,3%. Seguono, con una percentuale del 2,5%, le preoccupazioni riguardo alla disponibilità di cibo sufficiente e alla possibilità di accedere a opzioni alimentari sane e nutrienti.

Queste statistiche parlano chiaro: l’insicurezza alimentare non è solo un problema marginale ma una questione che tocca una parte significativa della società italiana. L’impatto di questa situazione non colpisce solo gli adulti, ma coinvolge anche famiglie e minori, ampliando così la rete di persone vulnerabili.

Un italiano su 10 non può permettersi pasti proteici: crescente allerta al Sud e tra i giovani

Un pasto proteico sempre più raro

Uno degli aspetti più allarmanti del report è la mancanza di pasti proteici nella dieta degli italiani. Circa il 9,9% della popolazione non riesce ad acquistare carne o pesce con la frequenza necessaria per una dieta equilibrata, ossia almeno ogni due giorni. Questo dato segna un incremento rispetto all’8,4% registrato nel 2023, evidenziando come la situazione stia peggiorando. Non sorprende che questo trend sia in controtendenza rispetto alla media dei paesi dell’Unione Europea.

Le conseguenze di questa carenza alimentare sono serie e possono portare a problemi di salute a lungo termine. Non solo la quantità ma anche la qualità del cibo disponibile è compromessa, influenzando negativamente lo stato nutrizionale degli individui e, di riflesso, il benessere complessivo delle famiglie.

I territori più colpiti dall’insicurezza alimentare

Il report analizza inoltre le aree più vulnerabili in termini di insicurezza alimentare. Con un indicatore di prevalenza dell’insicurezza moderata o grave pari all’1,3% nel Paese, la situazione varia notevolmente: dal 2,7% nelle regioni del Sud allo 0,6% nel Nord e allo 0,8% nel Centro. Tale disparità geografica solleva interrogativi su come le opportunità economiche e il supporto sociale siano distribuiti in modo diverso all’interno del territorio nazionale.

Particolarmente vulnerabili risultano essere le grandi città, dove la percentuale di insicurezza alimentare arriva all’1,6%. Anche la popolazione straniera presenta tassi più elevati, pari all’1,8%, mentre tra gli italiani la quota si attesta all’1,3%. Questa evidenza suggerisce che l’inclusione sociale e l’accesso a risorse alimentari adeguate siano questioni complesse che richiedono interventi mirati.

Minori e insicurezza alimentare: una realtà drammatica

La povertà alimentare non risparmia nemmeno i più piccoli. Oltre 430mila giovani sotto i 16 anni vivono in condizioni di insicurezza alimentare, un dato che è sconvolgente e inaccettabile. I più colpiti sono i ragazzi che risiedono al Sud, dove l’incidenza raggiunge l’8,7%, e coloro che vivono in famiglie monoparentali o con un basso livello di istruzione genitoriale.

Secondo i dati della FAO, nel 2024, la prevalenza mondiale dell’insicurezza alimentare moderata o grave è del 28%, con differenze marcate tra regioni. Mentre in Africa si tocca un drammatico 58,9%, in Europa la percentuale si riduce significativamente al 6,8%. Questi dati evidenziano l’urgenza di affrontare la crisi alimentare a livello globale, ma anche localmente, dove le politiche di supporto devono essere riviste e ampliate per garantire a tutti l’accesso al cibo.

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