Nella serata del 10 ottobre 2025, il programma Quarto Grado è tornato a esplorare il noto caso di Garlasco, con un focus particolare sui documenti secretati. Il conduttore Gianluigi Nuzzi ha presentato un dibattito intenso con l’avvocato Massimo Lovati riguardo alle recenti scoperte e alle fonti che hanno messo in discussione le evidenze legali e mediatiche già esistenti.
Un confronto teso tra Nuzzi e Lovati
Durante la puntata, il dialogo tra Gianluigi Nuzzi e l’avvocato Lovati è diventato particolarmente acceso quando si è parlato della relazione di Pasquale Linarello, che analizza il DNA rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi. Lovati ha sostenuto di aver ricevuto documenti importanti tramite il giornalista Giangavino Sulas, specificando che tali informazioni erano state fornite alla difesa di Andrea Sempio nel 2016. Il clima si è fatto pesante quando Nuzzi ha iniziato a mettere in dubbio la veridicità delle affermazioni di Lovati, sottolineando come i documenti in possesso dell’avvocato non sarebbero dovuti essere accessibili a lui se non attraverso fonti ufficiali o in modo legittimo.
Il confronto ha evidenziato non soltanto il contenuto dei documenti ma anche le modalità con cui sono stati divulgati. Nuzzi, visibilmente irritato, ha chiesto chiarimenti sulla provenienza delle informazioni e sull’eventuale coinvolgimento di Sulas. Secondo il conduttore, le affermazioni di Lovati rischiavano di danneggiare la reputazione di Sulas, un personaggio già scomparso. Questo aspetto del discorso ha innescato una discussione più ampia riguardo alla responsabilità dei giornalisti e delle fonti di informazione nel trattare casi sensibili.
I documenti sotto la lente d’ingrandimento
Nel corso della trasmissione, è emerso che Lovati aveva avuto accesso a documenti riservati il 30 dicembre 2016, proprio prima della consultazione con Linarello. Nuzzi ha sollevato interrogativi cruciali riguardo al tempo intercorso tra l’acquisizione dei documenti e la loro divulgazione formale. La questione principale riguardava l’opportunità di fornire tali informazioni al genetista Garofano senza prima avere una comprensione approfondita del materiale in questione. Abbate, presente in studio, ha rincarato la dose, suggerendo che Lovati avrebbe potuto utilizzare le informazioni in modo diverso, piuttosto che affidarsi ciecamente a una consulenza esterna.
Lovati ha ribadito di aver voluto valutare autonomamente il lavoro di Garofano prima di condividere il materiale, in modo da non influenzarne l’analisi. Tuttavia, l’approccio di Lovati ha sollevato ulteriori conflitti, dimostrando che il dialogo tra giustizia e media può spesso essere complesso e intricato.
Le reazioni e il clima in studio
Alla fine della trasmissione, Nuzzi ha espresso un certo fastidio per il modo in cui il tema di Sulas è stato affrontato. La tensione è stata palpabile mentre Nuzzi cercava di chiarire la posizione di Lovati, il quale, pur mantenendo una certa reticenza, ha insistito sul fatto di non aver tirato in ballo Sulas volontariamente. La conversazione ha messo in luce non solo la delicatezza del soggetto, ma anche la difficoltà nel bilanciare la verità e il rispetto per chi non può più difendersi.
Il programma ha evidenziato chiaramente l’importanza di trattare i casi di cronaca nera con il giusto equilibrio tra informazione e rispetto, destando riflessioni su cosa significhi realmente portare avanti il dibattito pubblico su questioni così cariche emotivamente. La serata si è conclusa con Nuzzi che, nonostante gli screzi, ha chiesto scusa ai telespettatori per eventuali eccessi di tono, rimanendo tuttavia fermo sulla necessità di un’informazione corretta e responsabile.
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