La vera storia dietro il film di Alexandra Fuller
Il film “Don’t Let’s Go to the Dogs Tonight” trae ispirazione dalla vita dell’autrice ALEXANDRA FULLER, che ha condiviso la sua esperienza di crescita in un contesto difficile. La regista ed attrice EMBETH DAVIDTZ ha espresso come girare questo progetto sia stato un compito impegnativo ma allo stesso tempo liberatorio. La trasposizione cinematografica si concentra sulle esperienze di una famiglia bianca nello ZIMBABWE, durante il periodo di tumulto politico che ha caratterizzato la fine della RHODESIA. EMBETH DAVIDTZ ha recentemente presentato il suo primo lavoro da regista al Telluride Film Festival e al Toronto International Film Festival, portando sullo schermo le memorie di FULLER con l’intento di fornire uno sguardo intimo e personale sulla sua infanzia.
L’attrice, nota per la sua partecipazione in produzioni come “Mad Men” e “Schindler’s List”, ha voluto assumere anche il ruolo del genitore di ALEXANDRA, evidenziando l’importanza di raccontare una storia che risuona con la sua stessa vita. La sua connessione personale con il materiale originale è stata chiave per il processo creativo, poichĂ© non solo ha vissuto esperienze simili, ma sentiva anche l’urgenza di portare quella narrazione sul grande schermo.
I personaggi e le sfide di un film autobiografico
Nel ruolo di ALEXANDRA, la giovane talentuosa LEXI VENTER è stata scelta per interpretare il personaggio principale, con DAVIDTZ che ha assunto il ruolo difficile della madre NICOLA FULLER. Durante una conferenza stampa, la regista ha rivelato il suo desiderio di prendere parte attivamente alla realizzazione dell’opera, affermando che, non riuscendo a trovare un regista adatto, ha deciso di dirigere lei stessa. Questo processo ha richiesto una rapida preparazione e adattamento della sceneggiatura, con l’obiettivo di catturare l’autenticitĂ delle esperienze infantili.
DAVIDTZ ha parlato delle difficoltĂ nel lavorare con un budget limitato e nella gestione di una giovane attrice, ma ha sottolineato come ogni sfida fosse anche un’opportunitĂ per esplorare emozioni profonde. La produzione è avvenuta in sequenza, dove i dettagli del set spesso rispecchiavano lo stato d’animo della regista, rendendo tutto molto veritiero.
Il significato unico dell’Africa nel film di Davidtz
DAVIDTZ ha riflettuto sul suo legame emotivo con l’Africa, descrivendo come l’atmosfera, i profumi e le esperienze vissute in paesi come ZIMBABWE, BOTSWANA e MOZAMBICO abbiano plasmato la sua identitĂ . Nonostante il suo trasferimento negli Stati Uniti trenta anni fa, la regista ha mantenuto un forte legame con queste terre, che l’hanno ispirata a creare “Don’t Let’s Go to the Dogs Tonight”. Questo film non è solo un racconto di memorie, ma un’esplorazione di una cultura e di una vita che risuonano fortemente in lei.
Nella pellicola gli animali occupano un ruolo centrale, complicando ulteriormente le dinamiche tra i personaggi. Dalla presenza di cani e gatti a situazioni piĂą singolari con un serpente, DAVIDTZ ha affrontato la sfida di lavorare con animali e bambini, riconoscendo che entrambi possono rappresentare elementi imprevedibili sul set. La scelta di animali non addestrati, per dare autenticitĂ alle scene, ha reso il processo di ripresa ancora piĂą interessante e coinvolgente.
Il talento emergente di Lexi Venter
LEXI VENTER, debuttante nel mondo del cinema, ha catturato l’attenzione di DAVIDTZ fin dal primo incontro. La regista ha specificato che desiderava una giovane attrice senza precedenti esperienze, per mantenere la freschezza e l’innocenza tipica di un’infanzia vissuta in un contesto così turbolento. Nonostante le difficoltĂ iniziali con il casting, la scoperta di LEXI ha rappresentato un punto di svolta.
La scelta di una bambina senza formazione recitativa è stata strategica, poiché la regista credeva che la naturalezza sarebbe emersa meglio in questo modo. DAVIDTZ ha applicato una metodologia unica nel suo approccio alla recitazione, facendo in modo che LEXI interagisse con gli oggetti e le situazioni piuttosto che memorare battute, permettendo così che l’essenza del personaggio brillasse autenticamente.
Riflessioni finali sull’emergere delle storie familiari
“Don’t Let’s Go to the Dogs Tonight” può essere visto come un’analisi dell’impatto strutturale del colonialismo sull’identitĂ familiare. La regista ha delineato la storia di una famiglia che affronta le sue crisi in un contesto piĂą ampio di cambiamenti sociali e politici, in cui la figura materna gioca un ruolo centrale. La caduta della supremazia bianca in Africa diventa simbolica nel racconto di come le famiglie devono adattarsi e ristrutturarsi all’interno di tale trasformazione.
Mettendo a confronto la vita quotidiana e le atrocitĂ della storia, EMBETH DAVIDTZ ha creato una narrazione profonda e significativa, in grado di dimostrare come le esperienze individuali possano riflettere eventi storici di grande rilevanza. Attraverso la prospettiva di ALEXANDRA FULLER, il film diventa un omaggio alla resilienza umana, all’amore familiare e alla complessitĂ delle relazioni in tempi difficili.
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